giovedì 31 gennaio 2008

Pensieri in fiamme

E' ora. Un esilio volontario. Troppe volte rimandato anche se atteso, sperato. Non posso non accettare. Sembra, a volte, che le cose non accadano per caso. O almeno lasciano intravedere linee invisibili, di cui forse sappiamo l'origine, ma non la destinazione. Il loro, il nostro destino. Il destino: lo conosciamo per punti, per tanti piccoli eventi che condensano un senso. Non è un caso che senso significhi anche 'direzione'.
Non è un caso che io sia qui a scrivere queste parole.

Scrivevo. Canzoni, poesie, un piccolo racconto. Poi il nulla , il vuoto. Qualcosa si spezzò: ero io. Andai in mille pezzi. E con me le mie parole. Soggetto postmoderno frantumato dalla velocità...

Dicevo, è ora. Di raccogliere i frammenti, di ricostruire il quadro.

Pensieri inquieti
fermate i vostri gentili
omicidi crudeli
E avvolgete le vostre pene
nel cuore pensoso
E tu:
lingua mia che fai della mia bocca
un conio che stampa
i miei pensieri in bella forma
Fermatevi perché altrimenti
Reciderò la corda, reciderò la corda
che lascerà il martello
libero di colpire.

Ma cosa può fermare i miei pensieri
O trattenere per sempre la mia lingua?
Quando questi occhi,
chiavi di labbra e cuore,
apriranno il luogo
in cui sta tutto il mio
amore,
Li sigillerò nelle loro palpebre
in eterno;
Così che pensieri e parole,
parole e pensieri
E sguardi, insieme, moriranno.

Allora come potrò fissare
la mia amata
negli occhi?
I miei pensieri
hanno bisogno di uscire, o
si romperà il mio cuore
La mia lingua si arruginerebbe
nella bocca
Se occhi e pensieri
fossero liberi invece
di tacere.
Dunque che parlino
e raccontino le passioni
del desiderio
Che trasforma i miei occhi,
i miei occhi
In flutti e i miei pensieri in fiamme.

John Dowland

Drammaturgia liturgica, articolazione del vissuto spazio-temporale e, aggiungerei, ri-composizione essenziale.
C'è un esilio da scontare... Che il tutto sia più delle singole parti!

Grazie per l'invito, davvero...
Buonanotte



mercoledì 30 gennaio 2008

Benvenuti. Benvenute.
Siate clementi. Siate spietati. Siate belli, siate brutti. A tal proposito vi invito a guardare la divertente campagna pubblicitaria della Dove e la seguente parodia Slob che trovate nel link della Cosenza. Viel Spass giovanotti.
P.S.: Merita anche Amore e Morte, a proposito di quadrato semiotico...

martedì 29 gennaio 2008

Buongiorno alla bontà e alle giornate

Buongiorno alla bontà e alle giornate,
ringrazio leila per il suo invito e per il suo pensiero.
Dimentico prassi e regole e con le dita digito.
Definii me stessa come uno schizzo d'infante con i capelli rossi.
Ad oggi dimentico il tempo che vive e mi nutro di idee.
Aspetto un nuovo aspetto che mi assomigli.

Vorrei condividere qui il mio progetto di "Drammaturgia liturgica".
Un'azione collettiva di parole e di spirito sotto il segno delle più antiche consuetudini umane.
DRAMMATURGIA. poichè si tratta di una scrittura volta ad una realizzazione temporale
LITURGICA. poichè vorrei recuperare una forma di rituale partecipativo. Dal greco Leitourghìa, propriamente opera pubblica.
Il processo sotteso abbraccia ogni enunciazione che secondo i miei desideri influisca ad arricchire il cuore di ciò che vorrei rendere manifesto. Si tratta per ora di una riflessione sulla visione.
Una tale drammaturgia che definirei intersoggettiva, raccoglie tracce uditive, frammenti letterari, conversazioni.
I recenti sviluppi di questo testo, al tempo stesso unitario e manipolato, stanno guidando la mia sensibilità verso la non-vita, verso l'impossibilità di vedere e pensare l'interruzione del flusso.
Ignoro però la meta e se per questo anche la metà di questo lavoro di appropriazione e restituzione di sensi e significati.
La mia speranza è di renderli un mostro. Essendo un mostro ciò che per eccellenza è in grado di mostrarsi agli occhi dei più. Rendere cioè questa speculazione sul concetto di visione un'esperienza stessa del guardare ciò che non può non essere oggetto di sguardi.

Lancio e non scaglio questa prima pietra aspettando una risposta.
La drammaturgia arriverà dolcemente, pian piano, come i gesti d'amore.
O forse mi sbaglio e l'amore è irruento, cade come i massi dal cielo.
Concludo con il dubbio, che come si sa è l'origine della vera conoscenza.

Grazie per lo spazio,
sara.

Tema: "Io e la scrittura"

Fin dall’inizio ho sempre avvertito una dimensione sociale della scrittura. Cominciai a scrivere con questo intento già i primi temini di quarta elementare, e se il tema portava il titolo “La professione dei miei sogni”, declinavo perfino l’oggetto di quanto scrivevo a questa sorta di infantile ma risoluta etica e da questa mi lasciavo influenzare, tanto che se il mio sogno professionale era fare l’estetista, il tono che davo a quanto scrivevo non poteva non condurmi ad una professione più consona, più coerente, è così che in terza media mi ero ormai convinta di voler fare l’avvocato.

Man mano che affinavo questa pratica, che andava di pari passo con la lettura dei primi romanzi e, perché no, con l’esperienza delle prime emozioni consapevoli, devo evidentemente averne scoperto la dimensione ludica. In questo diversivo ho così appreso a focalizzare in modo talvolta oggettivo talaltra eminentemente patetico ciò che andavo esperendo. E così cominciò la compilazione di compiute pagine di diario, pagine cupe, divertite, calme, quiete, critiche, anche svogliate. Scrivevo per il gusto di scrivere, coltivando quel simpatico callo che forse solo con l’abitudine, acquisita peraltro di recente, di usare la tastiera del computer al posto della penna è andato un po’ addolcendosi. Pur avendo competenze di linguistica non mi sono mai domandata che tipo di cambiamento questo abbia arrecato al mio modo di scrivere e, per estensione, al mio modo di pensare. Certo è che, battendo i polpastrelli sulla tastiera, lo scritto sia tornato alla sua dimensione sociale, e necessariamente pubblica. Si scrive su un pc quasi sempre per qualcun altro: un committente, un mandante, un referente virtuale, pertanto attuale, e il pubblico sempre implicito, talvolta auspicato. Sebbene sussista la vocazione edonistica di chi scrive solo per il piacere di farlo, mi accorgo che è andato scemando quel sentimento di intimità che il cartaceo non solo consentiva, ma che talvolta sembrava quasi reclamare.

Ci toccherà concludere con la constatazione che, ancora una volta, lo scrivere abbia suddiviso, organizzato e articolato porzioni del mio vissuto spazio-temporale e che, in virtù di questa acquisita coscienza, riprenderò i miei diari per recuperare così la mia individualità e sperare salvare, perché no, la mia anima dalle insidie dell’ ormai imperante crisi della soggettività.

domenica 27 gennaio 2008

Morcheeba e la Woolf

Il blog inesistente. Ascolto "Lifes little tragedy Merge", fuori dovrebbe poter piovere. Fuori la quiete di una domenica d'inverno, in una città che già dorme. In una stagione che non è inverno. Fuori, al di là delle note calme di questa nenia, una ninnananna per adulti. Un dondolo, un ninnolo, una culla. Sono discretamente felice. Attendo paziente l'inizio delle lezioni (domani: scrittura efficace 15-18), fumo, bevo come un "uomo grande". Tutto si inserisce nella mia vita da studente, studente mai abbastanza. Studente di semiotica. Ebbene, talvolta ho l'impressione sbiadita di cogliere un frammento di senso. Io che del senso dovrei vivere, dovrei pur riuscire a scriverne.

Talvolta esso diventa per un momento quasi accessibile, quasi tangibile. Alludo a certi casi d'arte contemporanea, casi che contengono lo spazio vuoto dell'assenza di qualunque significato. C'è un contorno che delimita uno spazio, ma lo spazio è vuoto. E tutta la generazione di strutturalisti? Viene da pensare che abbiano edificato una teoria sulla struttura di un sistema vuoto, pertanto inesistente, o irrilevante. Conclusione prevedibile.

"Baby universal", e tutto torna inaspettatamente frivolo, leggero, inoffensivo. Tornerò a sognare di club fumosi e quel minimo di distacco fotografico di cui erano composti i fotogrammi dell'ultimo sogno, giusto qualche ora fa.

P.s.: (...)Virginia immagina qualcun altro: sì, qualcuno dal corpo forte ma dalla mente fragile; qualcuno con un tocco di genio, di poesia, investito dalle ruote del mondo, dalla guerra e dal governo, dai dottori; qualcuno che è, tecnicamente parlando, folle, perché vede significati dappertutto, sa che gli alberi sono esseri sensibili e che i passeri cantano in greco.










mercoledì 23 gennaio 2008

morgens nach Venedig


Heute bei mir, Bologna. Hoheit Tankestelle, niergendwo BertiPichatallee 26\3. Vielleich muede, luestig Jules et Jim, und blutduerstig. Morgens nach...

domenica 20 gennaio 2008

Cupinero e possibilità

Notte innaffiata di Cupinero quella appena trascorsa. Un nettare benefico, un tantino afrodisiaco, che qualcuno ha definito femminile, a causa della estrema delicatezza e del profumo con cui sollazza le papille gustative, ma che diventa impietoso e risolutivo una volta raggiunta la testa. Notte densa di provocazioni, che si son susseguite cadenzate a ritmi ossessivi di ricorsività elettronica stile Chemical Brothers. Notte di note amare, di tensione mal celata da mani tremolanti e sguardi fugaci, e di pugni che si stringono. Se mi sottoponessi adesso all'alcol test non mi stupirei di constatare che c'è ancora del vino nel mio sangue. E poche pochissime parole spese. Solo carne che si cerca. E corse con i tacchi, merda, ora forse ricordo: c'è stata anche una piccola fuga dall'autorità costituita per i vicoli di quel paese non poi tanto vecchio nel quale sarei venuta per preparare un esame. E che invece sta diventando sfogo, e riso e insonnia e piacere e sapore e. Cado. Affondo tra le braccia di un nuovo e sorprendente efebo, la cui semplicità è a un passo dal farsi saggezza a volte. Eppur mi stupisce, mi diverte anche. Accendo un'altra Davidoff. Nutro il nano birichino. Chissà se ho dormito stanotte. Non ricordo.
-Come ti senti?
-Bene. Abbastanza bene. Un po' effimera. Continuo a sognare di esser seduta di fronte a un computer.
Citazione riabilitata alla mia attuale situazione, che è ad un passo dal diventare virtuale, tanto è lontana dal possibile. Tendo a disconoscermi. Eppur mi stupisco, mi diverto anche.

venerdì 18 gennaio 2008

Sogno o son desta?

Immaginario primo pomeridiano: cosa succede in Italia?
Altre morti sul lavoro (due operai morti asfissiati nella stiva di una nave a Marghera), nel resto d' Europa ignorano l'arretratezza delle misure di sicurezza nelle fabbriche del "giardino del mondo" (vd. Germania).
Le dimissioni del guarda sigilli Clemente Mastella (testimone di nozze dei celebri Campanella e Cuffaro) nonché ministro alla giustizia compromettono l'altalena di buffonate che mantiene in vita il governo Prodi.
Strascichi di ideologie poco convinte (fortunatamente), accompagnano ancora lo sfortunato caso del Papa che, non avendo potuto incontrare i giovani della Sapienza, incontra pubblicità gratuita da tutti i quotidiani che adesso lo millantano come nuovo detentore della libertà d'espressione.
Questi i fatti salienti: più difficile dire cosa accada agli italiani.
Quasi quasi torno a dormire.

Incipit

Esiste forse una maniera formale di inaugurare un blog?
La ignoro. Siamo su Esilio. In Esilio. E qui non dovrebbero esistere modi, ma solo atti. Ci siamo dentro un po' tutti. E forse per ognuno dovrebbe poter esistere un posto, un unico determinato porto dove concludere, o inaugurare, il proprio tempo sociale. Un luogo di incontro spazio-tempo. Un luogo di memorie, di vita sospesa, in attesa, di promessa, ma soprattutto, il mio "esilio" vorrei che fosse un luogo di riverbero, di riscatto linguistico e, se possibile, spirituale.
Non ci sono opinioni che non si salvino. Ci sono opinioni interessanti e opinioni piatte. Le opinioni piatte possono essere motivate, e allora son dolori. Scriverò quindi con la speranza di farmi anche un po' male, di fare male, e di ritrovarci perduti. Addio spazio, addio tempo, solo individui, pensieri immessi nella rete. Fuggirò da qualunque riferimento, o coordinata.
Und suess ist mir das Untergehen in diesem Meer