domenica 27 gennaio 2008

Morcheeba e la Woolf

Il blog inesistente. Ascolto "Lifes little tragedy Merge", fuori dovrebbe poter piovere. Fuori la quiete di una domenica d'inverno, in una città che già dorme. In una stagione che non è inverno. Fuori, al di là delle note calme di questa nenia, una ninnananna per adulti. Un dondolo, un ninnolo, una culla. Sono discretamente felice. Attendo paziente l'inizio delle lezioni (domani: scrittura efficace 15-18), fumo, bevo come un "uomo grande". Tutto si inserisce nella mia vita da studente, studente mai abbastanza. Studente di semiotica. Ebbene, talvolta ho l'impressione sbiadita di cogliere un frammento di senso. Io che del senso dovrei vivere, dovrei pur riuscire a scriverne.

Talvolta esso diventa per un momento quasi accessibile, quasi tangibile. Alludo a certi casi d'arte contemporanea, casi che contengono lo spazio vuoto dell'assenza di qualunque significato. C'è un contorno che delimita uno spazio, ma lo spazio è vuoto. E tutta la generazione di strutturalisti? Viene da pensare che abbiano edificato una teoria sulla struttura di un sistema vuoto, pertanto inesistente, o irrilevante. Conclusione prevedibile.

"Baby universal", e tutto torna inaspettatamente frivolo, leggero, inoffensivo. Tornerò a sognare di club fumosi e quel minimo di distacco fotografico di cui erano composti i fotogrammi dell'ultimo sogno, giusto qualche ora fa.

P.s.: (...)Virginia immagina qualcun altro: sì, qualcuno dal corpo forte ma dalla mente fragile; qualcuno con un tocco di genio, di poesia, investito dalle ruote del mondo, dalla guerra e dal governo, dai dottori; qualcuno che è, tecnicamente parlando, folle, perché vede significati dappertutto, sa che gli alberi sono esseri sensibili e che i passeri cantano in greco.










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